La depressione può esser una malattia davvero invalidante, che oggi colpisce più di 150 milioni di persone in tutto il mondo, divenendo la seconda patologia più diffusa dopo la cardiopatia.

Per alcuni studiosi, il fatto che questa patologia sia così presente, deve avere una sua spiegazione in termini evolutivi. Infatti, questa malattia è ereditabile, e ciò significa che la predisposizione per questa condizione è scritta nei geni.

Secondo questi scienziati, se i geni che codificano per la depressione non sono stati eliminati durante il nostro processo evolutivo, deve esserci un buon motivo. Probabilmente questi geni hanno una loro utilità.

Gli studiosi hanno notato una curiosa somiglianza, tra i sintomi dell’influenza, e quelli della depressione. Quando siamo attaccati da un virus, il nostro sistema immuniatrio reagisce producendo alcune sostanze come l’interferone che, se da una parte servono a combattere l’infezione, dall’altra ci fanno sentire male. Ci sentiamo deboli, stanchi, non vogliamo vedere nessuno e non abbiamo voglia di fare nulla. L’unica cosa che desideriamo è dormire, un po ‘ come quando siamo depressi.

Questo stato, in realtà, è buono per combattere un’infezione perché ci consente di risparmiare le energie ed usarle per combattere il virus. Inoltre riduce i nostri rapporti sociali, evitando così di farci contagiare altre persone.

Forse allora, anche la depressione è la risposta del nostro organismo ad una sollecitazione esterna.

Nel 1887, il Dr. Julius Wagner dimostrò per la prima volta una correlazione tra la salute mentale e l’infiammazione. Questa sua scoperta gli valse il Premio Nobel, e aprì la strada a molti altri ricercatori che vedono nella depressione una risposta del nostro organismo all’infiammazione.

Secondo i dati raccolti nel corso degli anni, le persone affette da depressione maggiore, mostrano nel sangue livelli più elevati di marcatori dell’infiammazione, come la proteina C-reattiva. Nello stesso tempo, le persone affette da malattie infiammatorie, come asma e allergie, frequentemente soffrono di depressione.

Certo, si potrebbe pensare che la depressione sia solo un sentimento negativo, associato ad una cattiva condizione di salute, ma gli studi mostrano che è la depressione può essere indotta, inducendo l’infiammazione.

Il 50% dei pazienti trattati con interferone (che induce una reazione infiammatoria) sviluppa come effetto collaterale la depressione. Anche la somministrazione dei vaccini, per lo stesso motivo, può innescare sintomi depressivi.

Anche se gli studi sono ancora pochi, molti scienziati ritengono che essi possano essere fortemente indicativi del fatto che l’infiammazione può essere un fattore determinante per i disturbi dell’umore.

Se così fosse, potremmo prevenire e trattare la depressione, eliminando l’infiammazione, e la dieta potrebbe avere un ruolo fondamentale in questo senso.

Per vedere una correlazione tra dieta e depressione, gli scienziati, hanno seguito per 10 anni, 43.000 donne senza alcun disturbo dell’umore, per vedere chi nel tempo,

sviluppasse depressione.

Di fatto le donne che svilupparono questa condizione erano quelle che avevano la dieta più ricca di prodotti raffinati e bevande zuccherate, prodotti cioè che promuovono lo stato infiammatorio. Sembra quindi esistere una correlazione tra dieta e disturbi dell’umore.

La dieta anti-infiammatoria più efficace risulta essere la dieta a base vegetale (cereali ntegrali, legumi, verdure e frutta) che, per il suo contenuto di antiossidanti è in grado di abbattere i livelli di proteina C-reattiva del 30% nel giro di 2 sole settimane. Non hanno invece dato risultati positivi i cibi ricchi di omega 3 come il pesce, che sembra invece far aumentare i livelli di proteina C-reattiva.